Manoscritto anonimo del Seicento
Manzoni apre la sua opera fingendo di riscrivere la pagina iniziale di un manoscritto anonimo del Seicento. Ciò serve al narratore per celare la sua personalità dietro la figura dell’anonimo. Esso ci immette in quel mondo fatto di apparenze, che manifesta l’ignoranza del Governo spagnolo di quel tempo. In questo manoscritto troviamo tipiche grafie del seicento, formale riverenza verso le gerarchie sociali, sfoggio della cultura classica e attenta reticenza sui nomi dei personaggi. Inoltre, il narratore critica il linguaggio del manoscritto seicentesco, perché composto da forme dialettali, improprietà espressive, errori di lingua e squilibri stilistici.
La storia degli umili
Nascosta tra le righe e attribuita all’anonimo vi è la passione per la storia. Essa, secondo Manzoni, non deve raccontare solo i fatti più importanti dell’epoca, ma deve anche interessarsi alle storie capitate alla gente umile.
Verità dei fatti
Per di più, Manzoni garantisce che le vicende da lui narrate sono state verificate attraverso un’accurata revisione della documentazione storiografica. Tutto ciò conferma l’autenticità del racconto. Infine il narratore per rendere il romanzo in una forma accettabile al lettore moderno, accenna alla possibilità di giustificare puntualmente le scelte linguistiche adottate nel racconto dell’anonimo. In verità evita il problema, in quanto per essere risolto richiederebbe un altro volume, ma “di libri basta uno per volta, quando non è d’avanzo”.