Apparente ritorno dell’abbondanza
Il capitolo è di tipo storico e riporta gli avvenimenti il giorno seguente alla sommossa di San Martino. Dopo la sommossa sembrava che a Milano fosse tornata l’abbondanza, infatti i fornai sfornavano pane in gran quantità e a buon prezzo. Ma nello stesso tempo si pensava che questa fosse una fase transitoria. I forni lavorano in continuazione, tutti consumano e, potendo, fanno incetta di farina, al punto che il 13 novembre deve intervenire il governatore con una grida che pone dei limiti agli acquisti minacciando di pene severe gli incettatori e i fornai che non garantiscano la fornitura del pane. Poiché la materia prima era insufficiente, si autorizza per Milano la produzione del pane di mistura, fatto cioè con farina di grano e riso non brillato, caricando sulle casse della città la grande differenza del prezzo del riso. Essendo farina e grano a buon prezzo solo a Milano, si ebbe l’affluenza in città di gente anche del contado. Tale afflusso portò all’emanazione di due grida che imponevano limiti all’esportazione di pane e farina. La sommossa di Milano, quindi, provoca lo sperpero e la perdita di viveri durante i disordini e il largo consumo di quel poco grano che doveva bastare fino alla prossima raccolta.
Condizioni della cittadinanza
A causa di tutto ciò nella città ci fu uno stato di desolazione che vedeva botteghe chiuse, nobili che camminavano a testa bassa, accattoni che litigavano con coloro a cui avevano chiesto l’elemosina, garzoni licenziati e padroni falliti che tendevano la mano. Ma la scena più pietosa è quella che ha come protagonisti i contadini. Questi ultimi furono costretti ad abbandonare le proprie terre e a trasferirsi in città in cerca di sollievo e di qualche ricchezza. In questa tragica situazione, però, si vedono le prime manifestazioni di carità.
Interventi del cardinale
La più importante fu quella del cardinale Borromeo, il quale convocò sei preti, li divise in coppie e li mandò nelle tre zone della città più desolate. Questi preti avevano il compito di portare viveri e bevande ai più bisognosi e di dare conforto ai moribondi. Inoltre Federigo aveva acquistato del sale e delle graniglie, che mandava a tutti i paesi della diocesi, e aveva allestito una mensa nel suo palazzo. Ma tutti questi interventi non servirono a far migliorare la situazione, infatti, per le strade si udivano gridi disperati e suppliche.
Flussi opposti
Nonostante le numerose morti giornaliere, vi era un flusso continuo di persone che entravano e uscivano dalla città. I due flussi si incontravano, ma nessuno recedeva, solo la morte ne fermava alcuni.
Crollo delle gerarchie sociali
Vi fu anche il crollo delle gerarchie sociali: i preti non mostravano più, forse per vergogna, i loro abiti sfarzosi; i nobili camminavano a testa bassa e senza bravi. Così passarono l’inverno e la primavera e il tribunale della sanità decise di prendere dei provvedimenti pensando alla salute pubblica. Dopo varie discussioni il tribunale di provvisione deliberò di radunare tutti gli accattoni, in un lazzaretto per evitare il contagio.
Il lazzaretto
Il lazzaretto si trova all’esterno di porta orientale e venne costruito nel 1489 per ospitare i malati di peste. Ma nel 1629 venne usato come deposito per le merci in quarantena. Suddiviso in duecentottantotto stanze ad un piano, venne sgomberato, ripulito e rifornito alla svelta. Qui molti accattoni arrivavano spontaneamente, altri erano costretti e altri ancora rimanevano in città. All’interno dell’edificio vi era una situazione di totale disordine, infatti, vi erano donne, bambini e uomini ammucchiati, costretti a vivere in assenza di condizioni igieniche adeguate. Quindi, il tasso di morte nel lazzaretto era aumentato notevolmente e il Manzoni ipotizza che quella specie di pestilenza abbia trovato lì l’ambiente adatto per diffondersi rapidamente.
Sgombero del lazzaretto
Intanto al tribunale di provvisione si decise di sgomberare quella prigione e di congedare tutti coloro che erano in grado di muoversi. Con le nuove messi la carestia finì e il cardinale donava una moneta d’argento e una falce a coloro che andavano a lavorare nei campi. La mortalità diminuì e durò fino all’autunno, quando a Milano si presentò un nuovo flagello.
La politica internazionale
È il preannuncio della pesta e per spiegare come sia arrivata a Milano il Manzoni fa un breve riassunto della politica internazionale dell’epoca. Dopo che i Francesi hanno vinto il duca di Savoia, con il quale concludono un accordo, don Gonzalo deve lasciare l’assedio di Casale. Dato che il duca di Nevers non abbandona i territori del ducato di Mantova, l’imperatore Ferdinando manda un esercito di lanzichenecchi al comando di Rambaldo di Collalto per mandar via Gonzaga, esercito che si preparava a scendere nel Milanese attraverso i Grigioni e la Valtellina. Ma in quell’esercito si annidava la peste. Di ciò Alessandro Tardino, informa subito il governatore spagnolo, don Gonzalo di Cordova. Il governatore non si preoccupa, rispondendo di prendere i provvedimenti necessari. Dopo poco tempo don Gonzalo viene rimosso dal suo incarico e abbandona la città tra i fischi della folla. Il governatore spagnolo viene sostituito dal marchese Ambrogio Spinola.
I tedeschi arrivano a Milano
Nel settembre del 1629 l’esercito imperiale tedesco arriva nel ducato di Milano. Essendo in gran parte soldati di ventura sono indisciplinati. Davanti alla moltitudine di soldati gli abitanti fuggono dalla città, spaventati dalle continue violenze. Per venti giorni il Milanese è attaccato dalle truppe tedesche, le quali, dopo aver invaso Colico, Bellano, Valsassina piombano a Lecco.
Sequenza |
Tempo |
Luogo |
Personaggi |
Argomento |
441 |
descrittiva |
dal tumulto di san Martino (11 novembre 1628) alla primavera del 1629 |
Milano |
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situazione di Milano dopo il tumulto; provvedimenti assurdi e contraddittori delle autorità; miseria diffusa; interventi caritatevoli del cardinale Borromeo |
442 |
descrittiva |
primavera del 1629 |
Milano |
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il tribunale della sanità avvisa un pericolo di contagio; il tribunale di provvisione decide di radunare gli accattoni nel lazzaretto |
443 |
descrittiva |
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descrizione del lazzaretto fuori di porta orientale |
444 |
narrativa descrittiva |
stessa data |
stesso luogo |
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il lazzaretto è ripulito e gli accattoni cominciano ad affluire; situazione estremamente disagevole dei ricoverati |
445 |
narrativa |
stessa data |
stesso luogo |
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le autorità decidono di far sgomberare il lazzaretto |
446 |
descrittiva |
estate del 1629 |
Milano e contado |
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col nuovo raccolto cessa la carestia |
447 |
descrittiva narrativa |
autunno del 1629 |
Lombardia |
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prosegue l'excursus sulla guerra di successione del ducato di Mantova; don Gonzalo è sostituito da Ambrogio Spinola; l'esercito tedesco scende verso la Lombardia e devasta tutti i paesi in cui passa; la gente scappa |